Spalla dolorosa non traumatica: operare o non operare?
digitalzoom-wp2023-07-05T09:25:38+02:00La patologia degenerativa della spalla riconducibile all’artrosi è caratteristica dell’età più avanzata, ed è spesso la conseguenza di una lesione inveterata non trattata della cuffia dei rotatori. Nel paziente anziano, infatti, esiste una grossa correlazione tra artrosi e patologia della cuffia dei rotatori, in quanto la maggior parte dei casi di artrosi che giunge poi all’impianto della protesi è dovuta a lesioni massive e inveterate, e irreparabili, della cuffia dei rotatori.

Operare o non operare?
Esistono pazienti e situazioni cliniche in cui le immagini degli esami, come la RMN, ad esempio, presentano chiare situazioni degenerative ma il paziente ha una limitazione e una sintomatologia del tutto controllabile. Quindi: operare o non operare?
Quando il dolore limita la qualità della vita del paziente, allora è il momento in cui consigliare al paziente anziano l’impianto di una protesi. La protesi, infatti, è la soluzione che permette al paziente di tornare alle proprie attività senza sentire dolore.
Alla base della decisione chirurgica, però, ci deve essere una diagnosi accurata ma soprattutto la valutazione oggettiva della situazione clinica e dei compensi muscolo-articolari che il paziente può instaurare.
A che età operare di protesi di spalla?
In passato si considerava che 65 anni fosse l’età minima per consigliare l’intervento di protesi di spalla. I grandi passi in avanti fatti a livello tecnologico e chirurgico, come ad esempio la recente introduzione della protesica navigata di spalla, hanno reso le protesi molto affidabili anche in età più giovani.
Quanto dura la protesi di spalla?
Esistono diversi studi multicentrici e di revisione di migliaia di protesi che dimostrano che è ragionevole stimare in 25 anni la durata di una protesi di spalla. In più, le attuali protesi di spalla sono modulari e si possono revisionare nel tempo senza sostituire tutta la protesi, limitando quindi il disagio per il paziente.
Quali protesi di spalla sono più efficaci?
Esistono diversi tipi di protesi di spalla; le principali sono la protesi anatomica e la protesi inversa. La protesi anatomica riproduce la spalla nella sua corretta anatomia, pertanto si protesizza l’omero con una calotta che riproduce la sfericità dell’omero e la convessità della glena, la scodellina sulla scapola che contiene l’omero. La protesi anatomica richiede che il paziente abbia mantenuto la funzione della cuffia dei rotatori, ovvero sono necessari i muscoli e i tendini del paziente per far muovere la spalla. In genere, quindi, la protesi anatomica è indicata nei soggetti più giovani perché normalmente non hanno problemi alla cuffia dei rotatori.
La protesi inversa, invece, è quella usata più di frequente nella popolazione anziana perchè è indicata quando i tendini della cuffia non sono più presenti e non sono più efficaci. Nella protesi inversa, una parte sferica viene posizionata sulla glena, cioè sulla scapola, mentre la parte a coppetta sull’omero: questo sistema, per una sorta di gioco di forze di fulcri, consente alla spalla di muoversi anche in assenza dell’azione della cuffia dei rotatori. La spalla protesizzata con protesi inversa, infatti, viene mossa con il deltoide. Per questi motivi, la protesi inversa è la più indicata e efficiente nella maggior parte dei casi di artrosi con lesione inveterata della cuffia dei rotatori (tipica degli anziani).