Fratture di omero e protesi inversa navigata GPS: ne parliamo a Pinerolo il 6 dicembre
digitalzoom-wp2023-06-30T11:18:37+02:00Il 6 dicembre, all’Hotel Barrage di Pinerolo (TO), si terrà un importante evento sul tema “La protesi inversa nelle fratture dell’omero prossimale” . L’evento, che vede come responsabile scientifico il dottor Nicola Lollino, dell’ospedale E. Agnelli di Pinerolo, ha l’obiettivo di fornire linee guida, protocolli e procedure chirurgiche sul tema del titolo oltre che di fornire crediti formativi ai chirurghi ortopedici che parteciperanno. A me, il compito di parlare di protesi inversa navigata con il sistema GPS.

Le fratture dell’omero prossimale, cioè quelle più vicine alla spalla, sono spesso difficili da trattare e possono essere correlate al grado di osteoporosi. Durante il corso analizzeremo le problematiche tecniche e biologiche che la terapia di questo tipo di fratture implica, sia dal punto di vista chirurgico che conservativo. Ci soffermeremo soprattutto sull’impiego di sistemi protesici documentando i progressi tecnologici, le più recenti pubblicazioni scientifiche, e analizzando le più moderne linee guida in materia.
Il mio intervento: la navigazione nella protesica di spalla
Nel corso dell’evento il tema della protesi inversa nelle fratture dell’omero prossimale sarà affrontata in tutte le sue sfaccettature. Il mio intervento verte sulla particolare tecnica di impianto di protesi inversa navigata, ovvero di quella particolare tecnologia che, come un vero e proprio navigatore satellitare, è in grado di guidare le mani del chirurgo riducendo a zero le probabilità di errore, seppur millimetrico, dell’occhio umano.
La navigazione GPS nella protesica di spalla è una tecnica che utilizzo con successo ormai da diverso tempo. All’inizio mi aveva incuriosito la sua forte carica innovativa, ma subito ne ho compreso il potenziale vantaggio per me come chirurgo e per i miei pazienti. Impiantare una protesi in modo corretto, infatti, dipende da molti fattori tra cui l’anatomia dell’articolazione gleno-omerale che spesso è diversa da paziente a paziente. La possibilità di visualizzare in maniera chiara la glena, e cioè quella “coppa” presente sulla scapola che accoglie la testa dell’omero, permette al chirurgo di muoversi con maggiore sicurezza e precisione. Questo fattore sta determinando negli ultimi tempi un uso sempre più ampio di questa tecnologia, con indicazioni terapeutiche sempre più vaste, mentre all’inizio veniva utilizzata solo nei casi più complessi.
Durante l’evento, oltre a spiegare ai colleghi questa innovativa tecnica chirurgica, tenterò di trasmettere loro una filosofia per me molto importante: la tecnologia al servizio della chirurgia protesica è un alleato prezioso non solo per il chirurgo, ma rappresenta anche un grande vantaggio per i pazienti il cui grado di soddisfazione deve rappresentare per noi chirurghi il parametro più importante a cui riferirci in ogni occasione.