Vi ricordate il PRP? Oggi parliamo di PBMC
digitalzoom-wp2023-07-05T09:29:11+02:00Vi ricordate il PRP? Oggi parliamo di PBMC
Tra le terapie biologiche innovative per alcune patologie di spalla, da qualche anno vengono usate anche alcune cellule fisiologicamente presenti nel sangue venoso: il PRP, noto anche come sangue arricchito di piastrine, è una delle opportunità perché ricco di molecole anti-infiammatorie e fattori di crescita. Le piastrine, però, non sono le uniche cellule presenti nel sangue venoso periferico degli esseri umani che possono essere usate per agevolare e favorire i processi rigenerativi. Oltre alle piastrine, il nostro sangue contiene globuli rossi e globuli bianchi. Come altri globuli bianchi, i monociti, chiamati anche cellule mononucleate (PBMC), hanno un ruolo importante nella capacità del sistema immunitario di distruggere eventuali “invasori”, ma anche nel facilitare la guarigione e la riparazione dei tessuti dell’organismo.

Emergenza? Ci pensano i monociti Peripheral Blood Mononuclear Cells
Quando c’è un danno ai tessuti o un’infezione, i monociti lasciano il flusso sanguigno ed entrano nel tessuto o nell’organo colpito dove diventano macrofagi. I macrofagi sono la prima linea di risposta del sistema immunitario ai danni ai tessuti e sono necessari per avviare con successo il processo di rigenerazione e guarigione. In pratica, i monociti sono le cellule che accorrono al “sito danneggiato”, comunicano alle cellule staminali residenti (i “muratori”) di attivare i processi rigenerativi tissutali, modulano l’infiammazione (sempre presente quando c’è un danno o un’infezione) rilasciando grandi quantità di fattori di crescita e citochine necessarie per la riparazione e la rigenerazione del tessuto, e inducono la formazione di nuovi vasi sanguigni per portare nutrimento e “materiali nuovi” (cellule) necessari alla guarigione.
Cosa significa?
Come per il PRP, anche le cellule mononucleate possono essere prelevate dal sangue del paziente, filtrate in modo semplice e immediato, e iniettate nella sede della lesione in cui è necessario riparare e disinfiammare. Questo significa che la terapia con cellule mononucleate può contribuire alla riduzione del dolore, al miglioramento delle funzioni e della guarigione delle lesioni di tendini e di muscoli danneggiati. In termini di sicurezza del trattamento, come per il PRP, le cellule mononucleate sono sostanze autologhe, ovvero prelevate dal paziente a cui vengono iniettate: pertanto, non c’è alcun rischio di reazione allergica o altro effetto indesiderato. I benefici del trattamento si vedono dopo 2-4 settimane, ma dipende molto dalla risposta individuale.
Letteratura:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27229903/
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